Ogni storia è un mondo a sé. E io ho il privilegio di entrarci con la mia sensibilità visiva.
Un matrimonio tra le Dolomiti e l’Australia
Alcune storie, si sa, rimangono nel cuore. E a volte sono motori per riflettere sul proprio approccio, in questo caso al mio lavoro da fotografa.
Georgina e Enrico, un matrimonio che ha unito due culture: lei, australiana, è arrivata con la sua famiglia in un piccolo borgo di Feltre, nel cuore delle Dolomiti. Ad attenderli c’era lo sposo ed una realtà fatta di tradizioni e luoghi carichi di significato.


La cerimonia si è tenuta in una piccola chiesa di famiglia, intima e intrisa di memoria.
Un luogo speciale dove gli affetti si sono intrecciati con una naturalezza straordinaria.
La mia visione artistica: tra autenticità e ascolto
Fotografare un matrimonio non è mai solo questione di tecnica o estetica. È un esercizio di presenza discreta ed empatia che ho sperimentato a pieno in questa occasione.
Con i miei scatti sono entrata nella loro storia con rispetto, lasciando che fosse ciò che accadeva a guidare il mio sguardo. Cerco di non forzare ma di lasciarmi attraversare da ciò che le persone vivono. Per questo, le emozioni più autentiche spesso si rivelano negli attimi di attesa e nei gesti non programmati.


In ogni matrimonio che fotografo, mi muove il desiderio di trovare un equilibrio tra spontaneità e coerenza visiva. Lascio spazio a ciò che emerge naturalmente: uno sguardo che si abbassa, un sorriso spontaneo. È lì che si nasconde la vera bellezza.
Il cuore del mio stile: luce, dettagli, atmosfera

La luce naturale è, poi, un elemento essenziale nel mio lavoro. Mi affascina il modo in cui cambia nel corso della giornata, come modella i volti e accarezza gli spazi. Cerco sempre di lavorare in armonia con essa, perché solo così le immagini mantengono intatta la loro autenticità.
I dettagli hanno un ruolo altrettanto centrale. Mi piace soffermarmi su ciò che spesso sfugge perché sono proprio questi frammenti a costruire il racconto più sincero.
L’atmosfera, infine, è ciò che tiene insieme tutto. La costruisco con delicatezza, attraverso la composizione, i toni, e soprattutto attraverso il tempo ovvero concedendomi il giusto spazio per osservare e restituire ciò che merita di essere ricordato.
La fotografia come forma di memoria
Un’altra cosa che amo della fotografia è la sua capacità di diventare memoria viva. Perché una foto non è solo immagine: è testimonianza ed emozione fissata nel tempo.
Ogni storia che racconto è quindi pensata per chi la vive, ma anche per chi la rivivrà. Per chi tornerà a guardare quelle immagini tra mesi o anni, e si ritroverà lì, in quella stessa luce, con la stessa emozione.
Nel caso di Georgina ed Enrico, la memoria si è intrecciata con le radici, con la geografia emotiva di una famiglia e con il gesto d’amore di chi ha scelto di attraversare il mondo per celebrare un’unione. Tutto ciò ha reso questo racconto visivo intimo e senza tempo.

Il senso profondo del mio lavoro
Fare la fotografa, per me, significa essere presente ma invisibile. Significa essere testimone, ma anche custode. È un lavoro fatto di sensibilità, di cura e fiducia. Mi considero un ponte tra chi vive un’emozione e chi, nel tempo, potrà ritrovarla e riconoscersi in essa.Ogni coppia che decide di affidarmi la propria storia mi fa un dono prezioso. E io cerco, con ogni immagine, di restituire questo dono con la massima dedizione.
Grazie per avermi letta, alla prossima.
Chiara